ANDREA ANGELUCCI
(Biografia)

curriculum editoriale


"Le mie immagini non sono mai totalmente finte, ma neanche completamente vere, un po' come la mia vita". Basterebbe questa frase per definire il "mondo" di Andrea Angelucci, quel mondo da egli stesso intuito sullo spartiacque tra artificio e verità, tra stupore e indifferenza, tra suggestione e calcolo. Sinonimi e contrari nel dizionario della vita. Ma di Andrea non si vuole tracciare la sua biografia esistenziale - troppo giovane tra l'altro - che pure porrebbe in luce aspetti correlati alle sue immagini. Alcuni tratti, però, varrebbe la pena di descriverli, proprio perché integranti con il suo modo di vedere e far vedere la vita. La sua città, Assisi, ad esempio, non passa del tutto indifferente, anzi, la Galleria Immagini è, almeno per ora, strettamente complice della sua produzione. Scolaro vivace in quell'Assisi, ancora ovattata ed appartata, che gli ha dato i natali in una freddissima giornata del '68. Anno emblematico che, a sua insaputa, sapeva trasmettergli il seme di una protesta transitata attraverso qualche lettera con "tassa a carico", recapitata ai genitori per desuete richieste di rimborso di suppellettili resi inservibili dopo, appunto, il "passaggio" di Andrea. Oppure più tardi, all'università, amata, odiata e mai conclusa, contrassegnata anche dagli esiti di una reazione chimica di troppo che riempì di fumi insopportabili l'aula dell'istituto. Esperienze apparentemente vivaci ed inservibili e che, invece, avevano la forza di delineare una strada, quella del futuro. Il "seme" della Fotografia aveva comunque radici lontane, almeno quanto l'adolescenza, vaso di fiori che non riesce mai a trattenere per sé i "microbi" della gioventù. Uno di essi aveva attecchito e, subito dopo un violento temporale estivo, i riflessi e il cromatismo della natura, del paesaggio, dei tetti e delle pietre lo convinsero che la Fotografia poteva rappresentare la vera, unica, libertà. Ad appena vent'anni le sue immagini a colori erano già stampate all'interno di un'importante guida turistica di Assisi. E da quel momento il suo "curriculum" diventerà sempre più ricco e le sue testimonianze sempre più pregnanti e destinate ad operazioni editoriali di indubbia considerazione. Ma l'emozione, quella sorta di commozione e di sincero turbinio interiore, é sempre stata lì, come il primo giorno, a testimoniare la vivacità e la schiettezza della sua azione. Quasi una porta aperta sul mondo dei sogni, una soglia dove si varca e si indietreggia e dove l'occhio (l'anima) rappresenta un andirivieni tra cielo e terra, tra chiaro e scuro, tra sogno e realtà. Oltre quella porta, però, Andrea riesce a dialogare con se stesso e con il mondo che gli gira intorno. Da questo dialogo spuntano i soggetti, che quasi mai sono umani e nonostante ciò - questo è il distintivo sul petto - vivono. Sassi, lattine, ma soprattutto pietre, storia, arte, alberi, prati e nuvole, cielo, albe e tramonti, in una allegoria di pulsazioni. Ad esse si aggiunga una sorta di artifici, la cui composizione ha comunque una base naturale, con aggregazione di elementi che alludono al fantastico. E si ritorna al sogno. Un sogno che si fa speranza, o meglio ancora intendimento, quando Andrea Angelucci si dichiara pronto a percorrere persino una strada parallela, quella della Fotografia cinematografica. Una favola che troverà posto, un giorno non lontano, nel suo primo film."

Adriano Cioci

ANDREA ANGELUCCI
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